Quando si parla di medicina rigenerativa si sente spesso pronunciare questa frase, soprattutto tra i non addetti ai lavori: “è sbagliato dire cellule staminali, bisogna dire cellule mesenchimali”. Questa banale affermazione, probabilmente frutto di un bisogno di marcare la differenza tra ciò che è considerato legale a livello biomedico e ciò che non lo è, rappresenta un vero e proprio controsenso.
È noto infatti che l’utilizzo di queste cellule a livello medico, soprattutto in paesi con una cultura religiosa ben radicata come l’Italia, ha da sempre sollevato grosse questioni etiche. Così come è noto che il nostro Paese non si sia ancora munito di una legge che regolamenti l’utilizzo di questo tipo di cellule. Al momento, le questioni inerenti al settore di ricerca più prolifico in ambito biomedico degli ultimi 15 anni, sono demandate a un articolo della legge 40/2004, che tratta la procreazione medicalmente assistita.
Al suo interno viene ribadito come “sia vietata qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano, a meno che essa non abbia la finalità di tutela della salute dell’embrione stesso”. Un articolo quanto mai generico che, di fatto, impedisce l’estrazione di cellule staminali da embrioni, ma non impedisce che tali cellule siano importate dall’estero, come in effetti avviene in ogni laboratorio di ricerca italiano.
È parere di chi scrive che molte delle questioni legislative non possono essere affrontate se prima non si chiariscono almeno alcuni concetti come:
- da dove e con quali metodi si possono ottenere cellule staminali;
- perché alcuni di essi risultino eticamente più delicati di altri;
- in quali casi produrre e utilizzare questo tipo di cellule e per quale motivo;
- perché alcuni tipi di cellule staminali vengono definite mesenchimali.
Ora cercherò di fornirvi alcune risposte.
Cosa sono le cellule staminali?
Spiegare in un articolo cosa sia una cellula staminale non renderebbe giustizia ad un prodigio biologico divenuto, ormai, protagonista assoluto della ricerca biomedica. Proviamo quindi a farlo attraverso il dono della sintesi e della semplificazione: sono cellule primitive non specializzate, cioè che non hanno ancora una funzione specifica nell’organismo.
Le due principali caratteristiche di queste cellule sono la possibilità di auto-rigenerarsi, attraverso la divisione cellulare, e la loro potenza, cioè la capacità di differenziarsi in uno o più tipi di cellule con funzioni specifiche. Rappresentano quindi, in potenza, un serbatoio eccezionale per rigenerare tessuti ed una grande opportunità per trattare in futuro malattie finora incurabili come la distrofia muscolare, l’artrosi, il morbo di Alzheimer, il diabete. Con la differenziazione, una cellula staminale può specializzarsi nella funzione specifica di un tessuto, come ad esempio una cellula della pelle (cheratinocita) o una cellula del muscolo (miocita). La differenziazione è un processo progressivo che avviene attraverso passaggi laboratoriali in grado di silenziare parti del DNA non utili per quella specifica funzione.
Molte persone non sanno davvero che cosa sono, da dove vengono e soprattutto che non sono tutte uguali. Le cellule staminali si possono catalogare in base al numero di tessuti nei quasi possono differenziarsi: uni, multi, pluri o totipotenti. Il prossimo paragrafo, in cui capiremo che cosa sia una cellula mesenchimale, ci aiuterà a capire queste differenze.
Le Cellule Mesenchimali
Il mito della cellula staminale, e quindi anche di molte delle questioni etiche mai davvero risolte, nasce nel momento in cui si crede che essa possa rigenerare qualsiasi tessuto in ogni situazione. Ad esempio, una cellula staminale totipotente è in grado di dare origine a tutto (anche alla vita), mentre una cellula staminale pluripotente a quasi tutto (non può originare un organismo da zero).
Su questi due tipi di cellula è giusto e doveroso porsi problemi di natura etica. Ma, facendo un passo indietro, è giusto anche ricordare come esistano cellule staminali adulte che possono essere multi-, oligo- o unipotenti. Le cellule staminali multipotenti non possono differenziare in tutti i tessuti come quelle pluripotenti, ma solo in una determinata categoria di tessuti che hanno tra loro la medesima origine embrionale.
Seguendo il ragionamento, le cellule mesenchimali non sono altro che cellule staminali adulte in grado, come suggerisce il prefisso mes-, di differenziarsi in tutti i tessuti di origine mesodermica, cioè di tutto l’apparato muscoloscheletrico. Sono state identificate per la prima volta nel midollo osseo nel 1970, poi in altri tessuti e, solo nel 2001, nel grasso.
Nella medicina rigenerativa, sono molto apprezzate per la semplicità del prelievo e per i loro utilizzi, efficaci nel trattare il dolore articolare, il miglioramento della funzionalità degli arti e per modificare il corso delle degenerazione cartilaginea, stato patologico che conduce all’artrosi.
Conclusioni: cellule staminali e cellule mesenchimali
Per concludere e risolvere il quesito che ci siamo posti all’inizio di questo articolo, possiamo quindi affermare che non tutte le cellule staminali sono mesenchimali, ma certamente tutte le mesenchimali sono staminali.
Negli articoli scientifici si parla sempre di MSC, che è l’acronimo di Mesenchymal Stem Cells. La biologia non è sicuramente il più semplice campo del sapere umano, ma una cosa è sicura: non tutte le cellule staminali sono pericolose come sembrano, se si conosce il vero significato delle parole.