L’osteoporosi oggi colpisce in media l’8,1% della popolazione e il 13,5% delle donne, soprattutto in menopausa.*
Nonostante ciò, non esiste ancora un’adeguata consapevolezza al riguardo; servirebbe una capillare campagna di sensibilizzazione per giocare d’anticipo e fare prevenzione, prima dell’insorgere della malattia, semplicemente cambiando le proprie abitudini di vita.
Basterebbero infatti alcune semplici accortezze, per riconoscere i sintomi dell’osteoporosi sul nascere.
Impariamo quindi a conoscere meglio questa malattia e a essere sempre un passo avanti a Lei.
*Dati ISTAT 2020
Cos’è l’osteoporosi?
L’osteoporosi è una condizione medica caratterizzata da una progressiva riduzione della densità minerale ossea e dal deterioramento della microarchitettura dell’osso, rendendolo fragile e più suscettibile alle fratture (fratture da fragilità appunto).
Le ossa divengono quindi meno dense e più porose, perdono la loro resistenza e la capacità di assorbire gli urti.
Le cause dell’osteoporosi restano ancora incerte, ma l’ereditarietà del problema (trasmissibile di madre in figlia) è comprovata e la prevenzione tra i 40 e i 65 anni, periodo in cui la malattia è ancora curabile e gestibile, eliminando il rischio delle fratture da fragilità, risulta quindi fondamentale.
L’osteoporosi è spesso erroneamente associata solo all’invecchiamento (osteoporosi negli anziani), ma può insorgere anche in età precoce, a causa di fattori come la carenza di calcio e vitamina D, all’assunzione prolungata di alcuni farmaci, all’assenza di esercizio fisico e così via…
Oltretutto, la popolazione femminile in genere, e in particolar modo le donne in postmenopausa, sono maggiormente a rischio, a causa delle variazioni ormonali (soprattutto la diminuzione degli ormoni estrogeni), che svolgono un ruolo chiave per la salute delle ossa.
Una corretta prevenzione dell’osteoporosi (di cui abbiamo parlato meglio QUI) può includere – ad esempio – una dieta ricca di calcio e vitamin D e un esercizio fisico regolare, ma è imprescindibile dall’esecuzione di esami di valutazione preventiva.
Per diagnosticare l’osteoporosi sul nascere però non sempre è necessario ricorrere a esami ambulatoriali come MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) e DEXA (Densitometria Ossea); spesso basterebbe monitorare con costanza alcuni piccoli segni, che il nostro stesso corpo ci manda.
Ad esempio: quanto sei alto?
L’altezza è un parametro che si tende a non monitorare più, una volta conclusasi la fase di crescita; ma è corretto?
Ecco perché monitorare l’altezza in età adulta può aiutare a prevenire l’insorgenza dell’osteoporosi, placcandola in anticipo.
Osteoporosi e altezza: i sintomi precoci sulla colonna vertebrale
Dolori diffusi a tutte le articolazioni, sia sotto carico che fuori carico, anche a letto, possono essere i primi campanelli d’allarme dell’insorgere dell’osteoporosi, che possono consentire interventi tempestivi.
Oggi ci concentreremo quindi sul sintomo più semplice di tutti: la perdita di altezza.
Per monitorare eventuali cali in tal senso è infatti sufficiente un metro ed è possibile effettuare la misurazione anche a casa e in autonomia!
Sarebbe consigliabile MISURARE LA PROPRIA ALTEZZA ALMENO 1 VOLTA ALL’ANNO dopo i 50 anni.
È altrettanto importante ricordare che “diventare più bassi” con l’avanzare dell’età non è la norma e non rappresenta un naturale processo evolutivo dell’individuo.
Come prevenire quindi l’osteoporosi semplicemente misurando la propria altezza?
Una variazione in termini di centimetri può rappresentare un grave campanello d’allarme per l’osteoporosi:
- se si registra un calo di più di 2 cm negli uomini o più di 4 cm nelle donne (entrambi sani) potrebbe essere indice di sintomi precoci sulla colonna vertebrale.
- Se si registra una perdita di altezza superiore ai 2 cm – sia nell’uomo over 50 che nella donna over 45 -, non è da considerarsi un fenomeno naturale.
- Se si registra una perdita di altezza superiore ai 4 cm, è decisamente da considerarsi un sintomo grave.
Assumi farmaci per diabete o prostata?
Alcune terapie farmacologiche per la cura del diabete o di problemi alla prostata potrebbero incidere negativamente anche sulla salute ossea: anche in questo caso quindi il monitoraggio dell’altezza potrebbe essere cruciale per valutare eventuali aggiornamenti terapici.
Come si misura l’altezza?
Nonostante il medico utilizzi ovviamente uno strumento professionale per farlo (l’altimetro o antropometro), è possibile misurare l’altezza in modo più “amatoriale” anche a casa.
Esattamente come si fa con i bambini, è sufficiente porsi aderenti a un muro e misurare l’altezza con un metro, preferibilmente all’altezza della spalla.
Con cosa confrontare i dati dell’altezza raccolti?
Generalmente l’altezza riportata sui documenti, in primis la carta d’identità, può fornire un parametro utile, riconducibile alla propria altezza a circa 20 anni e considerabile età di passaggio all’età adulta.
Una volta identificato il termine di paragone, dovrebbero quindi essere considerate GRAVI e analizzate in modo approfondito le discrepanze maggiori di 2/3 cm negli uomini e di 3/4 cm nelle donne.
Una differenza maggiore potrebbe infatti essere sintomo di un incipit di osteoporosi!
Se ciò accade, è importante rivolgersi tempestivamente a uno specialista del metabolismo muscolo-scheletrico, cioè un Bone Doctor, per procedere con ulteriori accertamenti strumentali ed ematici.
Devi effettuare l’esame della MOC?
Se ti è stato prescritto un esame della MOC, allora ricordati di misurare peso e altezza prima di recarti dal medico e comunicare eventuali anomalie.
Gioca d’anticipo, fai prevenzione!
Curare l’osteoporosi – fortunatamente – è oggi possibile, tramite terapie innovative, nuovi farmaci biosimilari, trattamenti farmacologici, cure ormonali e anabolizzanti, ma – come si suol dire – è sempre meglio prevenire che curare!
Contattami se vuoi essere guidato come mio paziente in un processo preventivo e curativo dell’osteoporosi.