Patologie quali infiammazioni, rotture e calcificazioni possono intaccare anche il tendine di Achille, con effetti più o meno gravi e più o meno facili da risolvere.
Partiamo però, come sempre, dalle basi.
Cos’è il tendine di Achille
Il tendine cosiddetto “di Achille” è quel tendine, che collega i muscoli del polpaccio all’osso del tallone.
Ha inizio a metà polpaccio e si estende verso il basso, dove diventa visibile a occhio nudo.
Il tendine d’Achille ha un ruolo fondamentale nel garantire la locomozione; collegando infatti gastrocnemio e soleo al calcagno, ci consente di:
- effettuare la plantarflessione, ossia il sollevamento del tallone e l’abbassamento dell’avampiede (ad esempio per camminare sulle punte).
- Avvicinare la gamba verso il retro della coscia.
- Sostenere e assorbire le forze di tensione e le sollecitazioni sul piede, frutto dei movimenti dell’arto inferiore (corsa o salti), riducendo gli shock al piede.
Il nome del tendine deriva ovviamente dal mito greco, secondo cui la nereide Teti, madre di Achille, immerse il figlio nel fiume Stige, per renderlo immortale, tenendolo per il tallone.
Quest’area, rimasta all’asciutto, sarebbe quindi divenuta il suo unico punto debole e infatti fu la causa, in seguito, della sua morte, per mano di Paride.
Il tendine d’Achille è per il corpo umano molto più prezioso di quanto si pensi.
Può ricevere e supportare uno stress da carico anche pari a 3,9 volte il peso del corpo, durante una camminata, e di ben 7,7 volte il peso del corpo, durante la corsa.
Ecco quindi perché è così importante lo stato di salute del tendine di Achille!
Tendinopatia è il termine con cui medicalmente si identificano tutte le sofferenza o gli infortuni a carico dei tendini, ma vediamo insieme quali sono le principali patologie del piede, che possono colpire nello specifico il tendine di Achille e come curarle.
Tendinite achillea o infiammazione del tendine di Achille
L’infiammazione del tendine di Achille è anche detta tendinite achillea.
È solitamente una sofferenza da sovraccarico o di origine traumatica, causata da una pratica sportiva eccessiva e/o scorretta, dalla sedentarietà, dall’uso di scarpe inadatte, da altre patologie, come l’artrite reumatoide o a causa dell’assunzione impropria di corticosteroidi o da uso di antibiotici della famiglia degli aminoglicosidi (es. levofloxacina), che in un numero limitato e raro di pazienti può provocare violente infiammazioni e rottura bilaterale del tendine di Achille.
Questi quindi i principali fattori di rischio, ma come riconoscerla?
Tra i sintomi più diffusi dell’infiammazione del tendine di Achille troviamo:
- dolore alla gamba, che peggiora con l’esercizio fisico;
- gonfiore nella zona interessata;
- rigidità a livello della caviglia.
Per avere una diagnosi dell’infiammazione del tendine d’Achille, sono generalmente sufficienti: il racconto dei sintomi da parte del paziente, un esame obiettivo, l’anamnesi, un ecografia muscoloscheletrica del tendine e una risonanza magnetica della caviglia o della gamba.
Solamente in rari casi, possono essere necessari esami radiologici.
Il trattamento della tendinite achillea di prima linea, prevede un approccio conservativo, che si basa su:
- riposo dell’arto;
- applicazione di ghiaccio;
- assunzione di Farmaci Antinfiammatori Non-Steroidei (FANS);
- fisioterapia;
- trattamenti mini-invasivi, come infiltrazioni di sostanze teraputiche tipo peptidi bioattivi a base di collagene, PRP, infiltrazioni di monociti e/o di cellule mesenchimali mature, prelevate dal grasso o dal derma.
Nel caso in cui però tali trattamenti non siano necessari e il problema persista per oltre 6 mesi, è necessario ricorrere a un intervento chirurgico, per risolvere il problema a monte in modo definitivo..
Borsite del tendine di Achille
La borsite del tendine di Achille può essere anteriore o posteriore.
Si parla di borsite posteriore del tendine di Achille quando ad infiammarsi è la “borsa”, posta tra l’inserzione del tendine di Achille e il tallone, con conseguente arrossamento, dolore e calore sul retro del tallone.
Si parla invece di borsite anteriore del tendine d’Achille, quando il problema si manifesta tra la cute e il tendine, con conseguente dolore, gonfiore, calore localizzato e fatica a camminare.
In entrambi i casi di borsite del tendine, è sempre bene provare un primo approccio medico conservativo, tramite impacchi caldi o freddi, l’utilizzo di scarpe adatte e con un approccio farmacologico, tramite l’assunzione di FANS e/o iniezioni di antidolorifici e/o cortisone.
L’ipotesi di un intervento chirurgico, per asportare parte dell’osso del calcagno, è quindi da prendere in considerazione, nel caso in cui la patologia non si dovesse risolvere con i suddetti metodi, meno invasivi.
Calcificazione del Tendine d’Achille
La calcificazione può essere una placca o un nodulo giallastro sottocutaneo, causato da un accumulo insolito di lipidi, macrofagi e calcio.
Le cause di una calcificazione possono essere associate all’ipercolesterolemia o l’ipertrigliceridemia familiare, alla cirrosi biliare, alla pancreatite, al diabete e/o a molte malattie infiammatorie croniche, ma la maggior parte delle calcificazioni ha nella maggior parte dei casi cause sconosciute.
Per forza di cose, è quindi necessario ricorrere alla chirurgia per la rimozione della calcificazione, ricca di colesterolo e macrofagi, che si sviluppa sulla superficie del tendine e che ne riduce l’elasticità, favorendone la rottura.
Rottura del tendine di Achille
La rottura del tendine d’Achille è forse l’infortunio più grave, in grado di limitare drasticamente le capacità motorie della persona.
Generalmente, la rottura del tendine di Achille è erroneamente associata a un evento traumatico, ma nella maggior parte dei casi è in realtà la conseguenza di una tendinite achillea mal curata, trascurata o degenerativa asintomatica.
Tale infortunio colpisce solamente 1 persona su 10.000, ma impone sempre il ricorso alla chirurgia per poter risolvere il problema.
La rottura traumatica o atraumatica va quindi sempre trattata chirurgicamente, i trattamenti conservativi sono ormai obsoleti e possono lasciare postumi invalidanti anche gravi.
L’intervento chirurgico garantisce invece una ripresa funzionale e sportiva completa, nel giro di 6/12 mesi.