In ambito medico, così come anche in molti altri settori che si pongono l’obiettivo costante di risolvere reali problematiche in corso, di prevenirne l’insorgenza o di migliorarne la convivenza, la tecnologia sta facendo passi da giganti.
Oggi ci concentreremo quindi su l’artrosi dell’articolazione femoro-rotulea, una patologia particolarmente dolorosa, molto diffusa anche tra i giovani e fino ad oggi piuttosto difficile da curare.
Cos’è l’artrosi dell’articolazione femoro-rotulea
L’artrosi dell’articolazione femoro-rotulea, nota anche come artrosi della rotula o gonartrosi, è una condizione degenerativa, che colpisce l’articolazione posta tra il femore (l’osso della coscia) e la rotula (l’osso situato davanti al ginocchio).
Tale articolazione risulta fondamentale per consentire il movimento del ginocchio e, proprio perché costantemente in uso, può essere soggetta a usura nel corso del tempo.
L’insorgenza dell’artrosi dell’articolazione femoro-rotulea comporta quindi il progressivo deterioramento della cartilagine, che riveste le superfici articolari del femore e della rotula.
La cartilagine è quel tessuto liscio e resistente, che permette l’agevole e indolore movimento delle articolazioni; quando l’artrosi incombe, la cartilagine si assottiglia e si degrada, causando un maggior attrito tra le superfici articolari in movimento.
Sintomi e cause dell’ artrosi femoro-rotulea
Uno dei sintomi dell’artrosi femoro-rotulea è ovviamente il dolore localizzato, in aggiunta a una spiccata rigidità, al gonfiore e a una limitazione del movimento.
Le cause dell’artrosi femoro-rotulea possono invece includere:
- la naturale usura delle articolazioni, legata all’invecchiamento;
- precedenti traumi o lesioni all’articolazione del ginocchio;
- una postura scorretta;
- una distribuzione ineguale del carico sulle articolazioni.
Altri fattori di rischio infine possono aumentare le probabilità di sviluppo dell’artrosi femoro-rotulea, come ad esempio l’obesità, un’attività fisica intensa o ripetitiva, la predisposizione genetica e alcune condizioni mediche pregresse, come ad esempio l’artrite reumatoide.
Ad oggi l’artrosi femoro-rotulea è una patologia piuttosto difficile da curare e molto impattante sulla qualità della vita, ma nuove tecnologie come le terapie infiltrative, che utilizzano chitosano, cellule mesenchimali e monociti possono venirci in aiuto.
Come si cura l’artrosi femoro-rotulea
Come spesso accade in ambito ortopedico, l’approccio alla malattia può essere di due tipi: conservativo o risolutivo.
Il trattamento dell’artrosi dell’articolazione femoro-rotulea mira generalmente a ridurre il dolore, migliorare la funzionalità e rallentare la progressione della malattia.
Le opzioni di trattamento possono prevedere:
- la gestione del dolore tramite appositi farmaci;
- piani specifici per andare a migliorare la forza muscolare e la mobilità;
- l’utilizzo di supporti come tutori o ortesi per alleviare la pressione sull’articolazione;
- eventuali modifiche al proprio stile di vita, come ad esempio la perdita di peso o l’adozione di una dieta sana;
- in casi più gravi, interventi chirurgici come l’artroscopia o la sostituzione dell’articolazione.
Il piano di trattamento dipende ovviamente dalle caratteristiche individuali del paziente e dalla gravità dei sintomi.
I moderni trattamenti oggi consigliati per la cura dell’artrosi femoro-rotulea sono però principalmente 3:
- terapia infiltrativa con chitosano;
- terapia infiltrativa con cellule mesenchimali;
- terapia infiltrativa con PRP;
- terapia infiltrativa con monociti.
Artrosi femoro-rotulea e terapia infiltrativa con chitosano
Il chitosano è un polimero naturale derivato dalla chitina, il secondo polisaccaride più abbondante nella natura dopo la cellulosa.
Il chitosano viene ottenuto attraverso un processo di deacetilazione della chitina, che comporta la rimozione di gruppi acetilici dalla molecola.
Questo processo converte la chitina in un polimero solubile in acidi deboli, come l’acido acetico.
Il chitosano è apprezzato per le sue proprietà biocompatibili, biodegradabili e bioattive, ed è ampiamente utilizzato in diversi ambiti, tra cui anche quello farmaceutico.
L’attuale prodotto medico in commercio e in uso (KiOmedine®) è un biomateriale innovativo e brevettato, estratto dal fungo commestibile Agaricus bisporus; si tratta di un polisaccaride lineare costituito da unità N-acetil-D-glucosamina e D-glucosamina unite da legami β(1-4).
Il trattamento con terapia infiltrativa di chitosano potrebbe quindi alleviare l’impatto dello stress meccanico ripetuto e dello stress ossidativo anche nelle articolazioni affette da artrosi femoro-rotulea.
Si ritiene infatti che il chitosano possa agire come un biopolimero viscoso, migliorando la lubrificazione dell’articolazione e riducendo l’attrito tra le superfici articolari.
Inoltre, il chitosano, grazie alle sue proprietà anti-infiammatorie, potrebbe contribuire a ridurre il dolore e l’infiammazione associati all’artrosi.
Artrosi femoro-rotulea e terapia infiltrativa con cellule mesenchimali
La terapia infiltrativa con cellule mesenchimali è una modalità di trattamento che coinvolge l’iniezione di cellule mesenchimali nel ginocchio colpito dall’artrosi femoro-rotulea.
Le cellule mesenchimali sono un tipo di cellule staminali, che possono adattarsi a diversi tipi di tessuti, tra cui il tessuto cartilagineo.
Si ritiene che queste cellule abbiano la capacità di favorire la riparazione e la rigenerazione della cartilagine danneggiata.
Nello specifico utilizzo della terapia infiltrativa con cellule mesenchimali per la cura dell’artrosi femoro-rotulea, le cellule mesenchimali vengono solitamente ottenute dal midollo osseo o dal tessuto adiposo del paziente stesso o da fonti donatrici.
Successivamente le cellule, appositamente predisposte in laboratorio, vengono quindi iniettate all’interno dell’articolazione del ginocchio.
Il principale obiettivo di questa terapia è quello di stimolare la rigenerazione della cartilagine danneggiata e ridurre l’infiammazione dell’articolazione.
Artrosi femoro-rotulea e terapia infiltrativa con PRP
Le infiltrazioni con fattori di crescita PRP (Plasma Ricco di Piastrine), anche definito gel autologo di piastrine (Autologous Platelet Gel) , plasma ricco di fattori di crescita (PRGF) o concentrato di piastrine (PC), sono il risultato di un aumento della concentrazione di piastrine autologhe all’interno di una piccola quantità di plasma, a seguito della centrifugazione del sangue del paziente stesso.
Per l’utilizzo terapeutico, alcuni studi scientifici sperimentali dimostrano una significativa efficacia del PRP a basso contenuto di leucociti anche nel trattamento dell’artrosi del ginocchio e delle lesioni tendinee croniche.
Artrosi femoro-rotulea e terapia infiltrativa con monociti
I monociti sono le uniche cellule a carica positiva del sangue e sono in grado quindi di favorire notevolmente la vascolarizzazione.
Per quanto riguarda l’utilizzo della terapia infiltrativa con monociti per la cura dell’artrosi femoro-rotulea non esistono ad oggi molte testimonianze al riguardo, ma nonostante l’ancora basso numero di test, è innegabile il suo effetto benefico nella cura delle tendinopatie croniche del piede e della caviglia e su altre patologie, che intaccano le articolazioni, tra cui anche l’artrosi.
Come detto inizialmente, le nuove tecnologie all’avanguardia sono sempre alla ricerca di terapie sperimentali per la cura di patologie, che fino ad oggi venivano considerate “incurabili” o difficilmente risolvibili.
Oggi si tende a curare l’artrosi femoro-rotulea tramite l’utilizzo di acido ialuronico, ma – nonostante l’alto numero di interventi, anche la percentuale di insuccessi è altrettanto alta.
Ecco quindi che le soluzioni “alternative” proposte finora possono risultare un’ottima alternativa, anche per coloro che hanno già tentato di risolvere il problema con l’acido ialuronico, ma non sono soddisfatti dei risultati.
In conclusione, l’artrosi femoro-rotulea è oggi curabile o alleviabile, grazie a diverse tipologie innovative e sperimentali, anche senza ricorrere all’intervento chirurgico, ma sfruttando la terapia infiltrativa.